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Monviso

Il Gruppo del Monviso visto dal Colle della Gianna (Nord). Da sinistra. Viso Mozzo, Monviso, Visolotto, punta Gastaldi

Il Monviso (detto anche Visol in occitano e Viso in piemontese, 3841 m. slm), detto anche Re di Pietra, è la montagna più alta delle Alpi Cozie. La montagna è ben visibile dalla Pianura Padana occidentale ed è facilmente riconoscibile per via della sua forma piramidale e per la sua altezza di oltre 500 m. superiore ai picchi circostanti. Con 2062 m. la sua prominenza è la decima dell’intero arco alpino e la ventitreesima in tutta Europa.

È inoltre conosciuto perché ai suoi piedi si trova la sorgente del fiume Po, il corso d’acqua più lungo d’Italia.

Dal 29 maggio 2013 è diventato patrimonio dell’Unesco come riserva della biosfera transfrontaliera con la Francia. Dal 2016 fa parte del Parco Naturale del Monviso sul settore italiano, mentre su quello francese insiste il Parco Naturale del Queyras.

Etimologia

Il nome Monviso deriva dal latino Mons Vesulus. Il termine Vesulus deriverebbe a sua volta dalla radice indoeuropea ves usata per indicare un’altura. In definitiva, il nome Mons Vesulus significa montagna ben visibile (il che la rende sicuro punto di riferimento per il viaggiatore) e isolata, come per l’appunto è il Monviso. Guardandolo dalla Pianura Padana, la sua forma piramidale imponente si erge maestosa quasi dal nulla, rendendo questo monte visibile e riconoscibile anche da grandi distanze.

Profilo del Monviso visto da Bra (CN) al tramonto

Caratteristiche

Morfologia

Immagina posto verticalmente uno di quei pugnali triangolari con cui solvano talvolta sbudellarsi i nostri padri, supponi quindi che si giri una delle costole del medesimo infino che venga a porsi nello stesso piano verticale contenente un’altra costola, ed avrai un’idea della forma del Monviso.

Quintino Sella, Una salita al Monviso, lettera a Bartolomeo Gastaldi

La vetta del Monviso, essendo al di qua della linea di separazione delle acque, si trova interamente in territorio italiano (a 2 km. dal confine francese), così come quasi tutto il resto del Gruppo, mentre parte della cresta settentrionale del Gruppo stesso, da Punta Gastaldi al Colle delleTraversette, sono sul confine con la Francia. Il Gruppo è contornato dalle seguenti valli: Valle Po, Valle Varaita e, sul versante francese, Valle del Gull.

La vetta sorge su una dorsale principalmente orientata all’incirca in direzione Nord-Sud. Partendo dal Monte Granero, la dorsale passa per il Colle delle Traversette, le rocce Fourion, punta Venezia, punta Udine, punta Roma, punta Gastaldi e il Visolotto, per poi salire omogeneamente fino alla vetta. Questa è costituita da due punte separate: punta Nizza, più settentrionale e più bassa, e punta Trieste, più meridionale, punto di massima elevazione (3841 m. slm). I nomi delle due punte vennero assegnati con riferimento alle due città principali agli estremi della catena alpina. Dalla vetta, la cresta principale scende verso Sud, passando per la punta Sella e la punta Barracco fino al Passo delle Sagnette; da qui procede ancora nella stessa direzione verso punta Michelis e il Passo di San Chiaffredo, per poi proseguire verso il passo dei Duc e la cima delle Lobbie, dove si può dire che termini il gruppo. Dalla vetta dirama in direzione Sud-Sud-Ovest una cresta secondaria che, passando per i torrioni SARI arriva al Viso di Vallanta. Da qui discende nella stessa direzione, con diverse punte successive (punta Corsica, punta Caprera, rocce di Viso) e con alcune punte su sottocreste secondarie (punta Fiume, triangolo della Caprera), fino a digradare nel Vallone di Vallanta.

Origine dei nomi

Quasi tutte le vette del Gruppo del Monviso non avevano nomi tradizionali. Molti dei nomi odierni furono attribuiti all’inizio del XX secolo dal professor Ubaldo Valbusa. Lo studioso, fervente patriota, pensò di attribuire alle vette del Gruppo del Monviso i nomi di città italiane (o allora considerate tali) o comunque di glorie d’Italia. Da qui nascono i nomi come punta Trieste, punta Fiume, punta Malta, punta Venezia, dedicate a città considerate italiane; punta Dante, dedicata al poeta Dante Alighieri; punta Gastaldi, dedicata al geologo Bartolomeo Gastaldi; punta Sella, dedicata a Quintino Sella, e punta Barracco, dedicata a Giovanni Barracco, componenti della prima ascensione italiana al Monviso del 1863.

Il Po

Il monte è particolarmente famoso alche al di fuori del territorio regionale perché ai suoi piedi, al Pian del Re, in alta Valle Po, ha la sorgente l’omonimo fiume, il più lungo d’Italia. La sorgente ha origine dai ghiacciai sopraelevati del Monviso (ormai in evidente fase di ritiro) e dai numerosi laghi interconnessi posti più in basso alle sue pendici (Fiorenza Grande, Superiore, Lausetto Chiaretto), le cui acque si raccolgono appunto al Pian del Re, dando origine a un vero e proprio torrente che già dalla sorgente ha una portata non trascurabile.

Visibilità

Il Monviso domina l’intero arco alpino del Piemonte e la pianura sottostante, da Cuneo a Saluzzo, fino a Torino e oltre. Nelle giornate particolarmente limpide, è visibile dalle guglie del Duomo di Milano. La sua visibilità è legata più alla forma e all’isolamento che all’altezza assoluta. Nel solo territorio piemontese è superato in quota sia da parecchie vette del Massiccio del Monte Rosa che da diverse punte del Massiccio del Gran Paradiso.

Clima

Per la sua morfologia e posizione, il Monviso sembra “attirare” le nebbie della pianura. Molto spesso la montagna risulta avvolta dalle nebbie fin dalla tarda mattinata, anche in giornate di generale bel tempo.

Geologia

Dal punto di vista geologico, la montagna appartiene alla serie a facies piemontese del Trias-Giura (zona delle pietre verdi di Gastaldi): in particolare, è costituita da rocce eruttive effusive (prasiniti, anfiboliti, eclogiti) anche parzialmente metamorfosate, e da metamorfiti (metagabbri, metaporfiriti e metadiabasi). Il principale sistema di fratturazione/scistosità immerge circa parallelo al versante occidentale.

Panoramica del Gruppo del Monviso

Storia delle ascensioni

La prima esplorazione del territorio attorno al Monviso di cui si ha notizia è quella guidata dall’abate milanese Valeriano Castiglione nel 1627. Tale escursione, partita dalla pianura saluzzese, raggiunse il Lago Chiaretto (2261 m. slm) e fu organizzata a fini scientifici, per misurare in modo rudimentale quella montagna. La misurazione rilevata fu di circa 1664 metri sopra il Lago Chiaretto, corrispondente a 3925 m. sul livello del mare, abbastanza prossima al valore reale.

Il primo serio tentativo di scalare il Monviso fu compiuto il 24 agosto del 1834 dal saluzzese Domenico Ansaldi, di professione geometra. L’impresa, un’iniziativa del tutto personale e priva di qualsiasi supporto esterno, per poco non gli riuscì. Ansaldi arrivò infatti fino alla quota di circa 3700 m. ma, a causa di un macigno enorme (giudicato insormontabile) e soprattutto della nebbia, fu indotto a tornare indietro e rinunciare. L’ascensione alla vetta fu compiuta per la prima volta con successo dai più organizzati William Mathews, Frederick Jacomb, Jean.Baptiste Croz e Michel Croz il 30 agosto 1861. Matthews, Michel Croz e i signori Bonney e Hawkshaw avevano fatto un altro tentativo l’anno precedente (1860), ma il progetto era fallito a causa del maltempo.

La comitiva partì dalla frazione Castello di Pontechianale (1605 m. slm), in Valle Varaita, il 29 agosto. Tale punto di partenza venne preferito rispetto al più elevato Pian del Re (2020 m. slm), in Valle Po, in quanto allora la strada terminava molto più in basso, al paese di Crissolo (1300 m. slm). Inoltre, il versante della Val Varaita permette di aggirare completamente il delicato Colle delle Sagnette (2991 m. slm). Dopo aver imboccato a Nord-Est il Vallone di Vallanta (vallata secondaria della Val Varaita), deviarono presso i Laghi delle Forcioline e pernottarono poco lontano dall’attuale Bivacco Boarelli (2835 m. slm). L’indomani partirono prima dell’alba, alle 04.30 e conquistarono la vetta alle ore 09.20, dopo essere passati sotto al Colle delle Sagnette e scalato la parete Sud.

Tuttavia, la prima salita del Monviso è stata recentemente messa in dubbio. Lo studioso francese Olivier Joseph ha infatti dimostrato che la cima del monte è stata molto probabilmente raggiunta un secolo prima della tanto decantata salita di William Matthews, nel corso delle operazioni topografiche di rilevamento dei territori organizzate dallo Stato Maggiore francese nel 1751. Nell’occasione la cima fu salita per ben due volte, sia dai portatori dei segnali necessari per le triangolazioni, sia dagli stessi ingegneri rilevatori. A sostegno delle sue affermazioni lo studioso francese ha presentato alcuni disegni che mostrano, in modo inequivocabile, l’installazione sulla cima dei segnali per le misurazioni. Lo studioso, inoltre, ha rimarcato un altro fatto importante. Un’operazione topografica di tale ampiezza e complessità comportava, ovviamente, un’accurata preparazione tesa a determinare preventivamente i punti base per le misurazioni, la cui accessibilità doveva essere, per forza di cose, ben nota e attestata. Esiste dunque la più che fondata possibilità che la cima del Re di Pietra sia stata raggiunta addirittura prima del 1751.

La salita del 4 luglio 1862, condotta da Francis Fox Tu kett, vide il primo cittadino italiano sulla vetta del Monviso: si trattava di Bartolomeo Peyrotte, guida alpina di Bobbio Pellice, che aveva accompagnato Tuckett insieme a alle guide Peter Perm e Michel Croz. Questa cordata fu forse la prima a bivaccare per una notte in vetta al Monviso.

La prima spedizione completamente italiana a raggiungere la vetta del Monviso fu quella del ministro biellese Quintino Sella nel 1863. La spedizione avrebbe dovuto avvalersi come guida di Bartolomeo Peyrotte, già pratico della via, che però rinunciò perché “traumatizzato” – sembra – dall’esperienza dell’anno precedente. La cordata nazionale di alpinisti, che oltre a Sella comprendeva i nobili verzuolesi Paolo e Giacinto Ballada di Saint-Robert e il deputato calabrese Giovanni Barracco, si avviò quindi accompagnata dalle tre guide alpine locali Raimondo Gertoux, Giuseppe Bouduin e Giovan Battista Abba che però non conoscevano l’itinerario, guidata solo dalla relazione di Matthews. L’impresa, sicuramente notevole per l’epoca, fu un’abile mossa politica propagandistica di Sella volta a celebrare, anche attraverso la composizione eterogenea della sua cordata. l’Unità d’Italia appena raggiunta (18161). Sulla scia dell’immenso entusiasmo che aveva accompagnato la riuscita della scalata al Monviso, Sella fondò a Torino il Club Alpino Italiano, a tutt’oggi la più grande associazione di alpinisti italiani.).

Alessandra Boarelli, di Verzuolo, fu la prima donna che riuscì a scalare il Monviso (1864). La squadra era composta anche dalla sedicenne Cecilia Fillia di Sanfront e da tre uomini, tra i quali il ivicario di Casteldelfino. Anche l’anno precedente una spedizione cui partecipava la Boarelli aveva tentato la salita al Monviso, prima ancora di Quintino Sella, ma aveva dovuto ritirarsi per il maltempo.

La prima ascensione invernale fu effettuata il 22 gennaio 1878 dall’alpinista Leopoldo Barale con le guide di Balme Giuseppe e Antonio Castagneri e Antonio Bogiatto.

La prima salita alla parete Nord-Ovest fu effettuata il 12 agosto 1879 dai francesi Paul Guillemin e André Salvador de Quatrefages, con le guide Giraud Lezin ed Émile Pic.

La prima via su ghiaccio fu aperta sulla parete Nord dall’americano W.A.B. Coolidge con le guide Christian e Ulrich Alemr, il 28 luglio 1881. Il ghiacciaio salito dalla squadra prese successivamente il nome del suo capo spedizione: ghiacciaio Cooldge.

Molti alpinisti importanti aprirono nuove vie sul Monviso. Tra questi Guido Rey (parete Est, 1887; parete Nord-Est, 1898), Ubaldo Valbusa (cresta Est, 1902; cresta Sud-Est, 1903), Aldo Bonacossa e Vitale Bramani (parete Ovest, 1931), Giuseppe Gagliardone (parete Est del torrione di Saint-Robert, 1941), Vitale Giacoletti (diretta alla Nord-Est, 1955, Gian Carlo Grassi (diverse vie su Monviso e Viso di Vallanta tra gli anni Settanta e Ottanta). Molte delle imprese tra il 1890 e il 1930 furono accompagnate dalle guide Claudio e Giuseppe Perotti, che realizzarono così un numero notevole di prime ascensioni.

Nel 1898 raggiunse la vetta del Monviso anche monsignor Achille Ratti, che nel 1922 sarebbe diventato Papa con il nome di Pio XI. Il famoso Duca degli Abruzzi, esploratore nonché membro di casa Savoia, realizzò la seconda salita invernale della montagna nel marzo 1897, ovviamente al seguito di una spedizione molto ben attrezzata.

Statistiche

Attualmente, ogni anno il Monviso è salito da circa 2000 alpinisti, in maggioranza italiani ma anche parecchi francesi. Nell’anno 1906, quando l’alpinismo era un’attività di élite, era stato scalato soltanto da 127 persone tra alpinisti, guide e portatori.

Il primo incidente mortale sul Viso si verificò dopo più di trent’anni dalla sua prima ascensione; il 6 agosto 1895 Giovanni Calcino, un ingegnere di Torino neolaureato, scivolò precipitando per 450 metri in quello che sarebbe stato poi ribattezzato canale Calcino, uno dei tratti più insidiosi della via normale (specialmente in discesa). Il secondo incidente fatale avvenne a 21 anni di distanza dal primo, nel 1916.

Al giorno d’oggi, il numero annuale dei morti sul Monviso è in media di una o due vittime all’anno. Ciò è dovuto a due cause fondamentali: in primo luogo, l’elevata frequentazione della montagna e, secondariamente, il ricorso sempre più raro ai servizi di accompagnamento delle guide alpine.

La guida alpina di Crissolo Quintino Perotti (1906-1990), storico gestore del Rifugio Sella, è stato l’uomo che ha compiuto il maggior numero di ascensioni sul Monviso: ben 749 volte in vetta alla montagna più alta delle Alpi Cozie.

Record di velocità

Il record ufficiale, tuttora imbattuto, di scalata del Monviso fu stabilito il 6 settembre 1986 da Dario Viale, un giovane atleta dilettante di Limone Piemonte, portacolori dell’U.S. Sanfront. Partendo dal Pian del Re fece i 1800 m. di dislivello della via normale impiegando un tempo di 1 ora 48 minuti e 54 secondi, laddove un alpinista medio impiega non meno di 6 ore.

Il record di salita e discesa da Pian del Re è stato stabilito il 29 agosto 2011 in 3 ore 12 minuti e 42 secondi dallo Skyrunner Paolo Bert. Partito dalla sorgente del Po alle 08.00, Bert ha impiegato 1 ora e 58 minuti per la salita e 1 ora e 14 minuti per la discesa. Il percorso ha uno sviluppo di 22 chilometri e un dislivello di 2000 metri.

Un ulteriore record, nato negli ultimi anni, è quello di raggiungere il Monviso partendo dal paese di Piasco, in bassa Balle Varaita, e tornare in paese dopo aver raggiunto la punta del Re di Pietra. Attualmente il record è detenuto dall’atleta Lantermino della podistica Valle Varaita che ha percorso il tragitto in 14 ore.

Ascensione alla vetta

Il periodo più propizio per salire il Monviso al minimo di attrezzatura ed esperienza alpinistica richiesto è quello di fine estate, immediatamente prima delle prime piogge autunnali, quando tutta la neve e il ghiaccio presenti sulla via si sono sciolti.

Via normale

Parete Sud del Monviso (via normale) dal Passo delle Sagnette

La via normale di ascesa al Monviso si sviluppa lungo la parete Sud, percorso non difficile e per questo molto battuto, specialmente nei mesi estivi.

Dapprima occorre raggiungere il Rifugio Quintino Sella al Monviso (2640 m. slm) partendo dal Pian del Re oppure dal paese di Crissolo. Poi occorre contornare la montagna e, attraversato il Passo delle Sagnette (2991 m. slm) , dirigersi verso la parete Sud fino a raggiungere il Bivacco Andreotti.

In alternativa, si può raggiungere il Bivacco Andreotti partendo dalla frazione Castello di Pontechianale, risalendo il Vallone di Vallanta fino alle Grange del Rio (Vallanta) per poi salire in sinistra orografica verso il Lago delle Forcioline, dove eventualmente si può pernottare al confortevole Bivacco Boarelli. Da qui si raggiunge poi con camminata il più spartano Bivacco Andreotti.

Superato il Bivacco Andreotti (3225 m. slm) si attraversa brevemente per 200 m. il ghiacciaio Sella, quindi si attacca la parete Sud. Si sale la parete, il cui passaggio più difficile è ritenuto di grado III+, seguendo le frequenti tacche di vernice gialla fino a raggiungere la croce di vetta. Il grado complessivo di difficoltà dell’ascesa è valutato come F+/PD-.

Nel periodo tardo-estivo (fine agosto-settembre) l’uso dei ramponi e della piccozza non è generalmente ritenuto necessario. È comunque opportuno procedere legati e con il casco.

Parete Est

Un secondo percorso di salita si svolge lungo la parete Est. Questo percorso è alquanto più impegnativo rispetto alla via normale: è molto lungo (1201 m. di dislivello), presenta tratti fino al IV grado ed è valutato complessivamente PD+/AD.

Partendo dal Rifugio Quintino Sella si contorna il Lago Grande di Viso e, dirigendosi verso Ovest, si arriva all’attacco della parete Est. Si risale superando passaggi di secondo e terzo grado continui fino a giungere in vetta.

Questa via fu tentata più volte nel XIX secolo. I primi a percorrerne un tratto con successo (dal Torrione Saint-Robert alla vetta) furono Guido Rey e la guida Antonio Castagneri di Balme il 15 agosto 1887. La prima salita completa lungo la cresta Est fu realizzata da Elena e Adolfo Kind, Ubaldo Valbusa e Alberto Weber il 7 agosto 1902.

Parete Nord

Particolare della salita al Monviso dal canale Perotti (parete Nord)

Un percorso di salita alternativo tutt’altro che agevole si snoda lungo la parete Nord. Questa presenta in particolare il ghiacciaio Coolidge con l’omonimo canalone, lungo il quale si sviluppa la via Coolidge.

La salita lungo il canalone Coolidge fu compiuta per la prima volta dal reverendo americano William Auguste Coolidge insieme alle guide Christian Almer padre e figlioi il 28 luglio 1881; la prima invernale fu compiuta da Giuseppe Dionidi, Giuseppe Marchese e Franco Ribetti tra il 28 febbraio e il 1° marzo 1859. La difficoltà complessiva della via è valutata come D, con tratti in canale di ghiaccio inclinati tra 45° e 60°.

Un’altra via sulla stessa parete si sviluppa lungo lo sperone secondario Nord, risalendo direttamente dal Colle delle Cadreghe oppure seguendo per un tratto il canale Perotti (dal nome del suo primo salitore, Quintino Perotti). Questa via è valutata come D+, con un passaggio di V-.

Le vie di salita lungo i canaloni della parete Nord soo adatte ad alpinisti esperti e vengono percorse generalmente nel periodo primaverile, quando cioè il manto nevoso risulta ancora compatto ma di spesso molto più ridotto e sono perciò minimi i rischi di valanghe. Si tende ad evitare anche di fare queste due vie d’estate perché, completamente fusa la neve, i suddetti canaloni si trasformano in pericolosi colatoi detritici che rovesciano continue scariche di pietre e massi sul capo degli alpinisti.

La vetta

La croce sul Monviso

La cima del Monviso è situata alla convergenza dei territori comunali di Oncino, Crissolo e Pontechianale. La vetta è abbastanza ampia, potendo ospitare qualche decina di alpinisti, tanto che il 31 luglio 1877 vi venne celebrata la prima solenne Messa in otnore dei 50 anni di Quintino Sella.

Nel punto più elevato è collocata una monumentale croce metallica alta quasi tre metri che si trova lì dal 1925. Più volte smontata e restaurata nel corso degli anni, vi venne portata a pezzi da un’associazione volontaria di giovani cattolici di Racconigi in sostituzione di un’altra croce presente dal 1896.

Ai piedi della croce sono deposti due grandi medaglioni in bronzo, opere di Callisto Gastaldi, su cui sono scolpite le immagini della Madonna e del Cristo redentore.

Il panorama osservabile dalla vetta del Monviso è vastissimo: oltre al già citato Duomo di Milano (peraltro impegnativo da scorgere perché presuppone la totale assenza di nebbia e l’uso di un buon cannocchiale) risulta ben evidente l’intero arco alpino occidentale, dalle Grigne lombarde passando per il Monte Rosa, il Cervino e il Monte Bianco fino al Monte Argentera e ai primi rilievi dell’Appennino. Si intravede anche il Mar Ligure, in particolare la Riviera di Levante, essendo la visuale di quella di Ponente preclusa dallo sbarramento delle Alpi Marittime.

Rifugi alpini

Ai piedi del Monviso vi sono alcuni rifugi alpini che offrono sia la possibilità di essere base di partenza per la salita in vetta e sia la possibilità di compiere un completo tour intorno al Monviso stesso:

  • Rifugio Quintino Sella al Monviso (2640 m) in alta valle Po;
  • Rifugio Vitale Giacoletti (2741 m) in alta Valle Po;
  • Rifugio Vallanta (2450 m) in alta Valle Varaita;
  • Rifugio Gagliardone (2430 m) in alta Valle Varaita;
  • Rifugio Viso (2460 m) nella Valle del Guil (Francia);
  • Rifugio Alpetto (2268 m) in alta Valle Po.

Giro di Viso

I questi ultimi anni si è diffusa l’usanza tra gli alpinisti e gli amanti del trekking di compiere il giro intorno al Monviso pernottando alcune notti nell’uno o nell’altro dei rifugi costruiti ai suoi piedi. È un modo particolarmente suggestivo di apprezzare tutta la sua grandezza e maestosità da angolature molto differenti.

Scheda di approfondimento

Il Buco di Viso

L’ingresso del Buco di Viso dalla parte italiana

Poco distante dalle pendici del Monviso, nei pressi del Monte Granero, si trova il Buco di Viso, che fu il primo traforo alpino della storia. Fu fatto costruire nel 1480 da Ludovico II, marchese di Saluzzo, per facilitare i commerci del marchesato con la Francia. Attualmetne è totalmente percorribile a piedi in tutti i suoi 75 m. di lunghezza, anche se si tratta di una galleria stretta e buia.

Il Monviso nella letteratura

Il Monviso faceva parlare di sé sin dall’antichità.

Virgilio, nel X libro dell’Eneide, paragona Mesenzio (nemico di Enea) a un cinghiale del Monviso:

Actus aper, multos Vesulus quen pinifer annos defendit
multosque palus Laurentia?

Dante, nella Divina Commedia, parlando del fiume Montone cita anche il Monviso:

come quel fiume che proprio cammino
prima dal Monte Viso ‘nver levante
de la sinistra costa d’Appennino.

Francesco Petrarca cita il Monviso nella sua versione latina della novella di Griselda del Decamerone di Giovanni Boccaccio. La novella (decima della decima giornata) è ambientata nel marchesato di Saluzzo. Petrarca ne modificò l’inizio, aggiungendo una descrizione del Monviso:

Latino Italiano
Est ad Italie latus occiduum Vesullus ex Apenini iugis mons unus altissimus, qui, vertice nubila superans, liquido sese ingerit etheri, mons suapte nobilis natura, Padi ortu nobilissimus, qui eius e latere fonte lapsus exiguo, orientem contra solem fertur, mirisque mox tumidus incrementis brevi spatio decurso, non tantum maximorum unus amnium sed fluviorum a Virgilio rex dictus Liguriam gurgite violentus intersecat; dehinc Emiliam atque Flaminiam Venetiamque disterminans multis ad ultimum et ingentibus hostiis in Adriacum mare descendit. Nella parte occidentale dell’Italia, dalla catena dell’Appennino si leva il Monviso, un monte altissimo, isolato, che, innalzandosi con la sua vetta oltre le nuvole, si slancia nell’aria limpida. È una montagna famosa di per sé, famosissima per le sorgenti del Po che, sgorgato dal suo fianco con un rigagnolo, procede verso oriente, e subito gonfiatosi dopo un breve percorso per uno straordinario apporto di acqua, è definito da Virgilio non solo uno dei fiumi più grandi, ma il re dei fiumi. Taglia a mezzo la Liguria con la sua corrente impetuosa; quindi dividendo l’Emilia e la Romagna e il Veneto, scende infine all’Adriatico con molti e larghi sbocchi.

Grazie alla versione latina di Petrarca, la fama del Monviso giunge fino in Inghilterra. Geoffrey Chaucer, nei suoi Racconti di Canterbury, riprende la stessa vicenda nel “Racconto del Chierico” (The Clerk’s Tale), adattandola ma mantenendo nel prologo il riferimento al Monviso:

A proem to describe those lands renowned,
Saluzzo, Piedmont, and the region round,
And speaks of Apennines, those hills so high
That form the boundary of West Lombardy,
And of Mount Viso, specially, the tall,
Whereat the Po, out of a fountain small,
Takes its first springing and its tiny source
That eastward ever increases in its course
Toward Emilia, Ferrara, and Venice;
The which is a long story to devise.

Leggende

Una delle più note leggende riguardo al Monviso tramandate nelle valli piemontesi è quella del suo attraversamento da parte di Annibale e del suo esercito (elefanti compresi), diretti a Roma. Si racconta che Annibale, addentrandosi fra le gole alpine alla ricerca di un valico, avesse trovato nient’altro che aspre e dirupate pareti rocciose. Stanco di tanti impedimenti ma volendo assolutamente passare, il cartaginese sperimentò un metodo singolare ed efficace per aprirsi un valico in mezzo alla montagna impervia. Fece accatastare intorno a una rupe che sbarrava il passaggio una gran quantità di legname e diede ordine che venisse incendiato. Quando la roccia divenne rovente, la fece inondare di aceto. Alternò fuoco e aceto più volte fino a che la roccia non divenne frantumabile con il piccone e lui poté passare assieme all’esercito.

Il luogo del valico così aperto resta a tutt’oggi ignoto, anche se alcuni storici come sir Gavin de Beer suggeriscono che si tratti dell’odierno Colle delle Traversette.

Secondo l’opinione di alcuni valligiani, il Monviso sarebbe la montagna raffigurata nel logo della Paramount Picture. O, comunque, ne sarebbe stata l’ispirazione.

vedi:

Fonte:

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