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Funghi: impariamo a conoscerli

AVVERTENZA IMPORTANTE: i funghi possono contenere tossine assai pericolose (anche mortali) per l’essere umano. Prima di metterli in tavola è sempre raccomandabile farli analizzare da un esperto micologo della ASL.
Si rammenta, inoltre, che l’eventuale intossicazione derivante dall’assunzione di funghi non è coperta dalla polizza assicurativa stipulata dalla FIE per i suoi associati.

Leggendo il volume Funghi Comuni: Caratteristiche, Sosia e Aspetti Tossici. Raccolta dei primi 68 articoli pubblicati su AK Informa (curato da ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e Accademia Kronos ONLUS), troviamo moltissime informazioni utili per approfondire la conoscenza della tematica dei funghi.

Quello dell’intossicazione da funghi è un problema serio e purtroppo il fenomeno è in crescita, anche a causa dell’aumentato numero di persone che frequentano la montagna senza la dovuta conoscenza dell’ambiente circostante e dei suoi pericoli. Raccogliere e mangiare funghi può esporre, se non muniti delle opportune conoscenze, a pericoli gravi, addirittura mortali.

Riportiamo ampi stralci dalle parti introduttive del volume sopra citato, raccomandando a chi volesse approfondire la lettura di quella e di altre fonti.

Il Dott. Ing. Renato Sartini, giornalista scientifico ed esperto in comunicazione della conoscenza scientifica e tecnologica, nella sua Prefazione al volume, dopo aver brevemente inquadrato il problema dalla divulgazione in generale, scrive:

[…] Perché, se nella vita familiare, tra le amicizie e nei rapporti aziendali l’effetto del non dire nulla potrebbe rientrare nella sola sfera dei rapporti privati, nel campo delle istituzioni gli effetti potrebbero essere più ampi e deleteri. Nel mondo della comunicazione della scienza, poi, il silenzio potrebbe risultare addirittura assordante soprattutto quando riguarda un argomento delicato qual è quello dei funghi, potenzialmente mortali.

Per comprendere in parte il perché di questa pericolosità, affinché ci si cominci anche ad interrogare se davvero i funghi siano o meno un alimento, basti pensare solo alla loro naturale propensione a essere dei grandi accumulatori di metalli pesanti (Cd, Hg, Pb, ecc.) di origine sia naturale che antropica, tanto da essere utilizzati nel biorisanamento di siti inquinati, addirittura da amianto. Un gruppo di ricerca dell’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University ha dimostrato come a Chernobyl i funghi siano stati gli unici in grandi di “cibarsi”  e sfruttare come fonte energetica per il proprio metabolismo quello che può uccidere ogni forma di vita: le radiazioni ionizzanti. Altri ricercatori hanno lavorato sulla bonifica della crocidolite, una delle forme di amianto maggiormente cancerogene che contiene fino al 29% di ferro, dannoso per gli organismi e in grado di causare forme tumorali. […]

La scienza ci informa che si tratta di adattamento ad ambienti ostili: sopravvivenza. Una pellaccia dura forgiata in milioni di anni a partire da una suerficie terrestre che di più tossico per la vita non ci poteva essere. Il fossile di fungo più antico, il Tortotubus, che rappresenta a oggi il pioniere terricolo più antico rinvenuto sulla terra, risale a circa 440 milioni di anni fa a quando, cioè, la vita sul nostro pianeta era relegata quasi tutta negli oceani. Perché le radiazioni solari non erano schermate dall’atmosfera che abbiamo oggi e c’erano solo rocce, polveri e un ambiente ostile affrontabile, forse, da poche forme di vita. Nonostante questo ambiente malsano, i funghi, con un lavoro lento e laborioso crearono i primi strati di suolo, terreno poi utile alla crescita delle piante e l’avvio di una biodiversità che si sarebbe sempre più diffusa col miglioramento del clima nei milioni di anni a seguire.

Alla luce della ricerca scientifica e di una storia evolutiva così tosta, come si potrebbero chiudere gli occhi davanti al potenziale pericolo per l’organismo umano di questi spazzini d’ambiente quali sono i funghi? […]

E ancora, dalla Introduzione al volume di Carmine Siniscalco, responabile “Progetto Speciale Funghi” di ISPRA, apprendiamo che:

A partire dal 2013 l’inarrestabile ed ormai cronica fenomenologia annuale delle intossicazioni da funghi spontanei epigei ha indotto in alcuni esperti micotossicologi il convincimento che le sole attività ed energie profuse sul territorio nazionale dalle strutture micologicche non fossero sufficienti ad arginare questi fatti incresciosi. […]

La necessit di informare contemporaneamente e correttamente gli addetti ai lavori, la comunità scientifica e la popolazione si è rivelato da sempre come un problema di difficile soluzione. Mentre, purtroppo, per gli esperti alcune informazioni di natura micotossicologica possono apparire in prima battuta come “merce trita e ritrita”, per la gran parte della cittadinanza profana possono costituire elementi di base e conoscenze fondamentali per la tutela della salute pubblica.

Quest’ultimo punto è poi fortificato da una cultura micologica popolare e locale, che è frutto delle credenze e delle consuetudini che sono state tramandate nei secoli da padre in figlio e che non tengono conto delle acquisizioni scientifiche più o meno recenti.

Malauguratamente le abitudini e i costumi locali descrivono ancora oggi l’ossatura del sapere micologico e micotossicologico della maggior parte della cittadinanza italiana e rappresentano una sfida continua per coloro che operano scientificamente in questo campo e sono in prima linea per divulgare una informazione corretta.

Da qui l’interesse del “Progetto Speciale Funghi” di ISPRA sia di prevedere, nei suoi sedici temi di ricerca, studi riguardanti gli aspetti igienico-sanitari legati al consumo alimentare dei funghi sia di costituire un sistema a largo spettro preposto alla divulgazione, informazione e formazione ai vari livelli, organizzando e sviluppando procedure di riferimento come manuali e linee guida che siano di ragguaglio anche per la cittadinanza oltre che per i micologi del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e quelli in servizio presso le Aziende ASL o per la Tutela della Salute sul territorio nazionale.

 

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