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Percy Bysshe Shelley – Mont Blanc

Percy Bysshe Shelley

I
L’incessante universo delle cose
scorre attraverso la mente, e rotolando muove le sue rapide onde,
ora scure -ora luccicanti ora riflettenti l’oscurità-
ora splendori che si prestano, dove da sorgenti segrete
la fonte del pensiero umano porta il suo tributo
di acqua, -con un suono suo solo per metà,
come un esile fiume assumerà
nelle foreste selvagge, tra le montagne solitarie,
dove le cascate intorno zampillano eternamente,
dove i boschi e i venti disputano, e un ampio fiume
irrompe incessantemente sulle sue rocce ed è entusiasta.

II
Perciò tu, Gola dell’Arve- scuro, profondo Burrone-
Tu multicolore, risuonante valle,
sui cui pini, e precipizi, e caverne veleggiano
veloci ombre di nuvole e raggi di sole: Scena stupefacente,
dove il Potere scende nelle sembianze dell’Arve
dai golfi di ghiaccio che cingono i suoi segreti troni,
scoppiettando attraverso queste montagne scure come la fiamma
di un lampo attraverso la tempesta; – Tu giaci,
la tua nidiata gigante di pini avvinghiata a te,
figli di un tempo antico, nelle devozioni del quale
i venti liberi vengono ancora e sempre vennero
per bere i suoi odori, e per ascoltare il suo potente dondolio-
un’armonia antica e solenne; i tuoi arcobaleni terreni estesi lungo il flusso
della cascata eterea, il cui velo
veste alcune immagini non artificiali; lo strano sonno
che, quando le voci del deserto vengono meno,
avvolge tutto nella sua stessa profonda eternità; –
Le tue caverne facendo eco alla commozione dell’Arve,
un suono forte e solitario che nessun altro suono può domare;
tu sei pervaso da quell’incessante moto,
tu sei il sentiero di quel suono che non si riposa mai-
Vertiginosa Gola! E quando ti fisso
sembra che rifletta in una trance sublime e strana
sulla mia fantasia separata,
me stesso, la mia mente umana, che passivamente
ora dà e riceve un veloce influsso,
mantenendo un’incessante scambio
con il chiaro universo delle cose attorno;
un insieme di pensieri selvaggi, le cui ali vagabonde
ora guardano sopra la tua oscurità, e ora riposa
dove questo (oscurità) e quello (burrone) non siano ospiti non richiesti,
nella caverna silenziosa della strega Poesia,
cercando tra le ombre che passano
fantasmi di tutte le cose che esistono,
qualche ombra di te,
qualche spirito, qualche vaga immagine; finchè il petto
dal quale loro ricordano essi, tu sei lì!

III
Alcuni dicono che barlumi di un mondo più remoto
visitino l’anima quando dormiamo, -che la morte sia torpore,
e che le sue forme di torpore superino i pensieri in numero
di coloro che sono svegli e viventi. -Guardo verso l’alto;
qualche onnipotenza oscura ha rivelato
il velo della vita e della morte? O giaccio
in un sogno, e il potente mondo del sonno
diffonde i suoi circoli lontano e in modo inaccessibile?
Perchè lo spirito reale viene meno,
spinto da sentiero a sentiero come una nuvola senza casa
che svanisce tra le brezze invisibili!
Lontano, molto lontano, trafiggendo il cielo infinito,
appare il Monte Bianco, -silenzioso, innevato e sereno-
Le sue montagne suddite impilano attorno a lui
le loro forme celestiali, ghiaccio e rocce; in mezzo ad ampie vallate di inondazioni
ghiacciate, impenetrabile profondità,
blu come il cielo sovrastante, che si estende
e si snoda tra i sentieri accatastati;
un deserto popolato solo da tempeste,
tranne quando l’aquila porta l’osso del cacciatore,
e il lupo la segue lì -in che modo orrendo
le sue forme sono accatastate tutto intorno! Rudi, nude e alte,
spaventose, e concitatrici e divise. -è questa la scena
dove l’antico Demone dei terremoti insegnò alla sua giovane
Rovina? Erano questi i loro giochi? Oppure avvolgeva il mare
di fuoco questa neve silenziosa?
Nessuno può rispondere -tutto appare eterno adesso.
La natura selvaggia ha una lingua misteriosa
che insegna piena di stupore dubbi, o un destino così mite,
così solenne, così sereno che un uomo non può essere
riconciliato con la natura solo attraverso questa fede.
Tu (monte) hai una voce, grande Montagna, in grado di annullare
un gran numero di inganni e dolori; (voce) non capita
da tutti, ma dal saggio, e grande, e buono
Interprete, in grado di farlo percepire, e sentirlo profondamente.

IV
I campi, i laghi, le foreste, e i corsi d’acqua,
gli oceani, e tutte le cose viventi che dimorano
nella intricata terra; lampi, e pioggia,
terremoti, e alluvioni e uragani,
il torpore dell’anno quando deboli sogni
visitano i boccioli nascosti, o sonno senza sogni
occupa ciascuna futura foglia e fiori; -il balzo
con cui da uno stato d’incoscienza essi saltano;
il lavoro e le strade dell’uomo, la loro morte e nascita,
e tutto ciò di lui e tutto ciò che potrà essere;
tutte le cose che si muovono e respirano con fatica e rumore
sono nate e muoiono; si girano, si calmano e si gonfiano.
Il potere dimora da solo nella sua tranquillità
remota, serena, e inaccessibile:
e questo, la nuda espressione della terra,
che io osservo, anche queste primordiali montagne
insegnano alla mente che comprende. I ghiacciai strisciano
come serpenti che guardano la loro preghiera, dalle loro lontane fontane,
dondolano continuamente; qui più precipizi
gelo e il Sole a dispetto del potere mortale
hanno impilato: cupole, piramidi, e vette,
una città di morte distinta da più torri
e muri che si impregnano di ghiaccio raggiante.
Non ancora un città, ma una marea di rovine
giace qui, che dai limiti del cielo
ondeggia il suo perpetuo scorrere; alti pini disseminano
il suo sentiero destinato, o stavano nel suolo maciullato
senza rami e ombre: le rocce, calate
da quel luogo remoto, hanno rovesciato
i limiti del mondo morto e vivente,
non mai da reclamare. La dimora
di insetti, animali, e uccelli, diventa la sua rovina;
il loro cibo, il loro rifugio perduto per sempre,
molta vita e molta gioia sono perdute. La razza
dell’uomo, vola lontano terrorizzata; la sua opera e dimora
svaniscono, come fumo prima del riversarsi della tempesta,
e il loro posto non si conosce. Sotto, grandi caverne
brillano nel bagliore incessante dei torrenti che scorrono veloci,
che da questi abissi in un grande tumulto
si incontrano nella valle, e un Fiume maestoso,
il respiro e il sangue di terre lontane, eternamente
fa rotolare le suo acque rumorose verso le onde dell’oceano,
respira i suoi rapidi vapori dall’aria in circolo.

V
Il Monte Bianco luccica in alto: -qui giace il potere,
il silenzioso e solenne potere di numerosi sguardi,
e numerosi rumori, molto della vita e della morte.
nella tranquilla oscurità delle notti senza luna,
nel bagliore solitario del giorno la neve cade
su questa Montagna; nessuno qui li contempla,
nemmeno quando i fiocchi bruciano nel sole al tramonto,
o quando i raggi delle stelle li trafiggono: -i venti qui combattono
silenziosamente, e ammucchiano neve con respiro
rapido e intenso, ma silenziosamente! La sua casa
mantiene innocentemente i muti lampi
in questa solitudine, e come il vapore indugia
sulla neve. La forza segreta delle cose
che governa il pensiero, e che è una legge
dell’infinita volta del cielo, abita in te!
E cosa saresti tu (Monte Bianco), e la terra, e le stelle, e il mare,
se per l’immaginazione della mente umana
silenzio e solitudine fossero vacuità?

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