Il 2 ottobre 1926, sul magnifico altopiano di Artavaggio in Valsassina, veniva inaugurato, con discorso dell’avv. Arnaldo Ruggiero, un piccolo rifugio SEL dedicato a Nino Castelli, lecchese ex ufficiale alpino, campione di sci e canottaggio, mancato un anno prima in conseguenza dei patimenti sofferti durante la guerra. Tra le autorità presenti, anche il giornalista Paolo Monelli che, del Castelli, era stato compagno di guerra. A quell’epoca i Piani di Artavaggio, raggiungibili da Lecco con corriera e quindi da Moggio in circa due ore di salita a piedi, erano conosciuti come una bella zona di pascoli, a circa 1600 metri, come luogo di passaggio per escursioni tra Valsassina e Valtaleggio. In inverno vi saliva qualche raro sciatore, nelle altre stagioni vi stanziavano, in ricoveri di fortuna, mandriani e cacciatori.
Ma un anno prima, un gruppo di uomini della Società Escursionisti Lecchesi, tra cui Nino Castelli e capeggiato dal presidente Arnaldo Sassi, aveva intuito che in quell’amplissima distesa, fatta di cocuzzoli e di vallette, di dolci declivi e lunghi pendii esisteva, latente, una zona sciistica di prim’ordine.
Tanto giusto era stato l’intuito che bastò l’apertura per far affluire sui campi nevosi di Artavaggio, dove le piste si conservano bene sino ad aprile inoltrato, centinaia di sciatori; naturalmente a piedi.
Già due anni dopo, nel 1928, occorreva por mano alla costruzione di un più grande edificio attiguo, opera dell’arch. Mino Fiocchi. Nel 1932, sorgeva poco discosta, la Cappella in memoria di Francesco Bettini. L’afflusso al rifugio crebbe con il diffondersi dello sport bianco, la condizione per opera di Costante Locatelli e dei familiari era eccellente, tutto sembrava andare per il meglio, poi scoppiò la guerra e venne l’8 settembre del ’43. Tra quei monti trovarono scampo uomini sperduti d’ogni paese. Alla porta del «Castelli» bussarono persone lacere ed affamate braccate da ogni dove; nel rifugio si insediarono gruppi di partigiani della 55ª brigata Rosselli e i tedeschi li incalzarono. Nell’ottobre del 1944, dopo un breve combattimento, tutto l’edificio fu in preda alle fiamme e distrutto. Il 5 settembre 1945 la Società Escursionisti Lecchesi risorse e in poco tempo risorsero anche i rifugi e ad Artavaggio il «Castelli» ritornò ad ospitare gli sciatori. Negli anni cinquanta fu costruita la funivia, le piste si intersecarono con le sciovie e ci fu il «boom» che dura tutt’ora.
Adesso il rifugio ha superato il mezzo secolo di vita e la SEL, nella ricorrenza dei suoi ottant’anni di fondazione, ha voluto procedere a una completa ristrutturazione. Innanzitutto si è installato un potente gruppo elettrogeno in grado di dare sufficiente energia per illuminazione e servizi, poi si sono sostituiti i serramenti, si è rimosso e sostituito gran parte del tetto, si è sistemata la terrazza, si sono rifatti intonaci e verniciature. Per l’occasione non si è voluto né potuto dimenticare la figura di colui che può essere considerato il «pioniere» per eccellenza di Artavaggio, di colui che con ogni mezzo e tra difficoltà si adoperò per diffondere la conoscenza e le bellezze: Arnaldo Sassi, per oltre cinquant’anni presidente della SEL, scomparso il 19 aprile 1977. Il rifugio quindi ha preso il nome di Sassi-Castelli e continua, in perfetta efficienza e in ogni stagione, ad accogliere sciatori e escursionisti.
La cerimonia ufficiale dell’inaugurazione, la possiamo proprio così chiamare perché il rifugio è stato interamente rimesso a nuovo, è avvenuta domenica 23 settembre. È stata celebrata una S. Messa, è stata scoperta una lapide commemorativa, ci sono stati pochi discorsi e tanta festa.
Ambrogio Bonfanti
Da Escursionismo, 3/1979