Il desiderio di costruire una concreta testimonianza della passione e dell’amore per la montagna, sorse tra i soci e i componenti il Direttivo della S.A.V. di Vicenza fin dal 1946, anno di fondazione.
A prezzo di notevoli sforzi e sacrifici di vario genere, nel 1951 la S.A.V. diede inizio alla non facile edificazione di un Rifugio alpino al Pian delle Fugazze nell’incomparabile bellezza del Monte Pasubio. Nella vallata Leogre, a 1000m di altitudine, si può oggi ammirare una moderna costruzione dedicata alla memoria del socio Nerone Balasso scomparso tragicamente il 9 settembre 1950 durante una escursione alla Cima Grande di Lavaredo.
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Ma le traversie che la S.A.V. dovette affrontare non furono poche e neppure semplici. Quando nel lontano 1950 la Società Alpinisti Vicentini partì con questa iniziativa, aveva a fondo cassa dell’associazione la modesta cifra di 4.850 lire! L’entusiasmo e l’aiuto morale e materiale dei soci, e con qualche contributo di Enti dello Stato, ha consentito di costruire, pietra su pietra (è il caso di dirlo!) un’opera che è oggi l’orgoglio di tutta la S.A.V.; quello di avere una «casa in montagna» punto di appoggio per salire i canaloni, i sentieri, le cengie e le pareti del Sacro Pasubio.
Acquistato da Comune di Valli del Pasubio un appezzamento di terreno con annessa vecchia cabina elettrica costruita dai militari durante la guerra del 1915-18 per la fornitura di energia elettrica alla vicina teleferica del Pasubio, iniziarono i primi lavori di ampliamento nel 1951. Detta «cabina», chiamata dagli alpinisti «Sengiaraë», era servita negli anni venti quale base della «Scuola Vicentina di roccia» diretta da un grande precursore dell’alpinismo vicentino. Francesco Meneghello, poi disperso in Russia durante l’ultima guerra.
La saletta così ricavata e inaugurata ufficialmente il 1° ottobre dello stesso anno, ben presto si rivelò insufficiente considerato l’afflusso numeroso di alpinisti. Nel 1953 l’entusiasmo dei soci diede l’avvio ad un nuovo ampliamento sopraelevando la «saletta» e portandola allo stesso livello della cabina. Si provvide alla copertura con la formazione di un tetto e si costruì inoltre una cucina e una sala da pranzo ricavandone anche numerosi posti letto.
Nel 1954 fu la volta della creazione dell’impianto idrico: furono posti in opera ben 850 metri di tubazione metallica con un faticoso lavoro di scavo, da parte di soci volonterosi, su terreno sassoso e particolarmente difficile.
Seguirono successivamente altri lavori: nel 1955 un nuovo sopralzo per costruire una camera per il custode; nel 1956 la costruzione dell’impianto elettrico; nel 1957 la costruzione di un accessorio, staccato dal rifugio, per ricavare una cantina, una vasca-lavatoio e una legnaia; nel 1958 fu eseguita la sistemazione del sottotetto esistente rendendolo praticabile per accogliere 15 posti letto; nel 1959 fu ampliato ancora l’accessorio esterno descritto sopra per ricavarne un gabinetto; nel 1960 si provvide alla messa in opera di una ringhiera protettiva in ferro delimitante l’area a valle del Rifugio, mentre proseguiva l’opera di manutenzione ordinaria di tinteggiatura.
A questo punto il Rifugio poteva considerarsi completato: aveva ogni cosa che potesse servire al suo uso ma… esteticamente non piaceva a nessuno! Il Consiglio Direttivo di allora, presieduto dal compianto Trentino Fin che sin dall’inizio aveva entusiasticamente seguito e spronato i soci alla realizzazione dell’opera, in una seduta straordinaria di tutti i soci – assemblea che si può definire «molto animata» – decise di completare il Rifugio innalzando a livello del tetto tutti i vani esistenti anche se le finanze dell’Associazione erano di parecchio in passivo.
Con questi ulteriori lavori si ricavarono un’altra sala da pranzo, quattro camere con acqua corrente, servizi igienici per ogni piano nonché il completamento della copertura con conseguente ampliamento del sottotetto e la creazione di altri venti posti letto.
Ma una tremenda tromba d’aria, che precedette l’alluvione del 1966 in buona parte d’Italia, sconquassò il 70% del tetto. Rimboccate nuovamente le maniche, nel 1967 tutto fu risistemato con concetti nuovi con la messa in opera, sul tetto, di rompineve e manto in lamiera.
Ora il Rifugio, aperto tutto l’anno con custode, consta di 38 posti letto; tre gabinetti; una doccia con acqua calda e fredda; ha un bar, l’uso di cucina ed un ristorante con la possibilità di coprire 70 coperti per turno.
Moltissime le gite facili e meno facili che si possono compiere nei dintorni:
Traversate ed escursioni:
- Al Rifugio T. Giuriolo a Campogrosso per il Pian delle Fugazze (ore 2.00) facile;
- Al Rifugio A. Papa m 1934 per:
- per Val Fontana d’Oro e il Passo di Fontana d’Oro n 1873 (ore 3,30) facile;
- per il Voro d’Uderle m 1450, il Soglio Rosso e la strada delle gallerie (ore 3,00) facile;
- per la strada delle gallerie (ore 3,30) facile;
- per il Boale Rosso e la strada delle gallerie (ore 3,30) facile;
- per il Vaio del Ponte (ore 4,00) media difficoltà;
- per il Vaio di Mezzo (ore 6,00) molto difficile;
- per il Voro dei Toni, le Sgralaite, il Sentiero dei Contrabbandieri (ore 4,00) media difficoltà;
- per il Voro dei Toni, le Sgralaite, il Vaio del Pino e la strada delle gallerie (ore 4,00) media difficoltà;
- per il Vaio del Motto e la strada delle gallerie (ore 4,00) difficile;
- per il sentiero dei Ronle (ore 3,30) media difficoltà;
- A Cima Carega m 2263 per l’Ossario del Pasubio, Rifugio Campogrosso m 1457;
- Al Monte Cornetto m 1903 (ore 3,00) facile;
- Al Monte Baffelan m 1791 (ore 3,00) facile;
- Al Monte Cornetto per il Vaio Stretto (ore 2,30) facile;
- A Cima Palon m 2236 per il Pian delle Fugazze, Val di Fieno, Strada degli Eroi e Soglio dell’Incudine (ore 3,00) facile.
Da Escursionismo, 1/1977
Per effetto della legge regionale 52/86, il Rifugio venne declassato a locanda e, nel 1993, la Società Alpinisti Vicentini (S.A.V.) decise di alienarlo a gestori del luogo che ne mantennero l’antica denominazione. L’attuale denominazione è, quindi, Locanda Balasso.